Storia della Riflessologia Plantare
Circa cinquemila anni fa, in India e in Cina, era noto un trattamento mediante la pressione di punti situati nelle mani e sui piedi. Esso veniva utilizzato principalmente a scopo preventivo ma anche per diagnosticare, in abbinamento con l'osservazione dei polsi e della lingua, le diverse malattie.
L'uso di questo massaggio era sicuramente diffuso in tutto il mondo allora conosciuto. Ne è la prova, validamente storica, un dipinto murale rinvenuto nella tomba di un medico a Saqqarach, in Egitto. L'affresco rappresenta due terapeuti di pelle scura che stanno inequivocabilmente eseguendo un massaggio riflessogeno sulle mani e sui piedi. Grazie ai moderni sistemi di rilevamento, è stato accertato che il dipinto venne eseguito attorno al 2330 avanti Cristo, oltre 4.300 anni fa. Si ipotizza che questo tipo di massaggio abbia trovato applicazione in altre parti del mondo come, ad esempio, nel continente americano. Le tribù indiane dell'America del nord utilizzavano questo metodo da sempre e potrebbero averlo appreso dai Maya o dagli Incas. Di questi ultimi purtroppo non ci restano tracce vista l'invasione distruttiva degli spagnoli.
Il dottor Bressler fu il primo a compiere ricerche storiche sulla Riflessologia e scoprì per esempio che il grande scultore fiorentino Benvenuto Cellini, nel 1500, si praticava personalmente pressioni sulle mani e sui piedi per "guarirsi" da ogni tipo di malanno; che il presidente degli Stati Uniti, Garfìeld (1831-1881), si sottopose a trattamento di riflessoterapia per attenuare e far sparire del tutto manifestazioni dolorose a seguito di ferite riportate per un attentato subito.
Agli inizi del 900 un otorinolaringoiatra statunitense, il dottor William Fitzgerald, affermò che esercitando una pressione su certi punti del corpo era possibile evitare l'uso della cocaina che a quei tempi veniva usata come anestetico. Aveva notato infatti, osservando l'operato di alcuni Sciamani pellerossa, che essi riuscivano a calmare dolori anche molto forti comprimendo punti dei piedi e delle mani di uomini e donne che si sottoponevano alle loro cure.
Fitzgerald continuò gli studi e giunse alla conclusione che esercitando forti pressioni, con le mani o con attrezzi come pettini di legno o mollette, in certe zone del corpo si ottenevano effetti anestetici in punti che si trovavano anche a distanza ed erano identificabili secondo una particolare mappa che divideva il corpo umano in 10 zone verticali.
La metodica venne sperimentata da parecchi medici amici di Fitzgerald; uno di questi, il dottor Bowers, riesaminò la terapia, ne fece argomento di articoli e poi con lo stesso Fitzgerald di un testo dal titolo "Terapia zonale". Nel volume si confermava e si precisava l'idea di base secondo cui il corpo umano è diviso in dieci zone: cinque relative al lato sinistro e cinque relative al lato destro.
Il libro ottenne un notevole successo e lo stesso Fitzgerald condusse corsi di addestramento.
A questo punto ha inizio l'opera della massaggiatrice americana Eunice Ingham, collaboratrice del riflessologo dottor Joe Riley. Dopo una lunga esperienza elaborò una visione pratica della terapia, focalizzando la sua attenzione proprio sul piede che rappresenta la centrale, il punto di raccolta dove si trovano riuniti in un piccolo spazio i punti riflessi di tutti gli organi del corpo.
La Ingham diede vita a una vera e propria scuola che ebbe notevole successo e attirò, anche dall'Europa, numerosi allievi che ne continuarono e diffusero l'opera: Doreen Bayly che fondò in Inghilterra una omonima scuola e Hanne Marquardt che dopo dieci anni di collaborazione con la Ingham, tornata in Germania portò avanti gli studi con molto rigore, identificando numerosi nuovi punti (per esempio quelli dei denti) e dando vita a una scuola di Riflessologia Plantare che è servita a diffondere in Europa questa straordinaria metodologia.